Missione compiuta “Sui Mitici Passi della Valtellina”.
Portato a termine l’ambizioso e duro programma che ci eravamo dati, scalare in quattro giorni otto tra i più importanti e difficili passi della Valtellina, noti a tutti gli appassionati di ciclismo per la loro storia e difficoltà.
Il gruppo ha avuto come base di partenza per tutte le scalate Bormio, ecco in dettaglio i quattro giorni:
– Il primo giorno: Bormio 2000 (km 22 – dislivello superato m. 780), salita breve ma tosta, resa nota nel 2004 per aver ospitato l’arrivo del giro d’Italia e visto la vittoria dell’astro nascente Damiano Cuneo.
– Il secondo giorno: i Passi del Mortirolo e Gavia (km 114 – dislivello superato m. 3202). Il Mortirolo con una pendenza media superiore al 11% e massima del 21%, appena lo vedi ti dici: E’ IMPOSSIBILE! perché proprio all’inizio ci sono le pendenze più TERRIBILI. Ogni ciclista sa che il Moritorlo è la salita italiana più famosa per le sue pendenze che lo rendono tra i più difficili, è quasi come lo Stelvio prima o poi un ciclista deve farlo: lo Stelvio perché è il più alto, il Mortirolo perché è il più spaventoso. Il Mortirolo è entrato nella storia nel ’94, quando Pantani vinse quella difficile tappa che presentava: lo Stelvio, il Mortirolo, l’Aprica e Santa Cristina. Bella e significativa la scultura sul Mortirolo in memoria del “Pirata”, nata da un’iniziativa di Felice Gimondi e voluta dai corridori italiani.
Sul passo il tempo per le foto di rito e quindi in gruppo, seguiti dal fedele Walter col pullmino, scendiamo verso Monno (bellissima la discesa) sino a sbucare sulla statale della Val Camonica e poi verso Pontedilegno, sono 16 km di leggera ma costante salita che contribuisce non poco a succhiare le già provate riserve di energia… e ci aspetta ancora un certo Sig. Gavia!! La salita del Gavia attacca abbastanza dolcemente nei primi km, ma poi le cose iniziano a farsi tostissime sia per il gran caldo che per le pendenze, che sono sempre a due cifre!! Il panorama è stupendo, godiamo della bellissima vista del Gruppo Adamello e del Gruppo Ortles. Si sale continuamente, sino al limite della vegetazione, attorno ai duemila metri, dove la strada ridiventa stretta, superiamo una galleria molto buia, le gambe sono ormai molto stanche, ma alla vista del Passo lo raggiungiamo con un ultimo sprint !!!
Sul passo mentre posiamo per la foto inizia a piovigginare, picchiamo verso la Valfurva, il cielo si è ulteriormente oscurato e per brevi tratti le nuvole ci lasciano intravedere i ghiacciai del Cevedale e del Gran Zebrà. Raggiungiamo in un lampo Santa Caterina di Valfurva, nel tratto successivo veniamo investiti da una forte tempesta di pioggia e grandine che mette a dura prova le nostre doti di resistenza al freddo. Raggiungiamo Bormio infreddoliti e con le gambe stanche, ma la soddisfazione per la grande impresa compiuta ci fa presto dimenticare tutto.
– Il terzo giorno: Passo Bernina, Forcola di Livigno, Passo D’Eria e Passo Foscagno (km 122 – dislivello superato m. 2664). La salita del Bernina è molto lunga (in tutto circa 34 km) e con un dislivello notevole (circa 1900 m.). Inizia dalla graziosa cittadina di Tirano nota a molti amanti della montagna per il famoso trenino che transitando in vicinanza del ghiacciaio del Bernina conduce alla rinomatissima città di St. Moritz. Dalla piazza dominata dall’imponente mole della chiesa parrocchiale, iniziamo la nostra scalata in leggera salita per circa 2 km, seguiti, appena entrati in territorio elvetico, da 4 km abbastanza impegnativi; noi ci imponiamo un’andatura adeguata che ci permette anche di godere dei panorami mozzafiato che le montagne e la splendida giornata ci offrono. In tutto questo tratto la strada è affiancata dalla ferrovia a scartamento ridotto e non di rado capita di veder transitare il mitico trenino rosso. Dopo circa mezz’ora di salita in località Piazzo termina questo primo tratto e sbuchiamo nel vallone di Poschiavo dominato dal suggestivo lago omonimo; qui la vista si apre alle imponenti vette alpine e il lungo tratto pianeggiante (circa 10 km) ci permette di riprendere fiato e apprezzare in tutto il suo splendore i monti e la flora ormai caratteristicamente alpina.
Al km 17,5 incontriamo l’ultimo paese, S. Carlo, e poi cominciamo a salire seriamente, d’ora in poi le pendenze sono costantemente sul 8% fino a una galleria anti-slavine in cemento. Dopo 25 km iniziano i primi tornanti che ci accompagneranno verso il Passo. Dopo 31 km raggiungiamo il bivio per il Passo della Forcola di Livigo, superiamo la dogana e godiamo per pochi minuti del falsopiano, in lontananza si vede già il tratto in severa pendenza che ci porterà al valico. La valletta è molto brulla ma nel contempo estremamente affascinante; raggiungiamo la “forcola” con un ultimo sforzo fisico. Una breve sosta presso il rifugio e già a capofitto verso Livigno.
Lasciamo Livigno e affrontiamo l’ultima ascesa che ci permetterà di tornare a Bormio, all’inizio non è molto impegnativa, sale con ampi tornanti e stupende vedute sulla valle di Livigno. Giunti al passo d’Eria, una ripida discesa con il 10% di pendenza, ci porta ad alta velocità verso il comune più alto in Italia: Trepalle. Giunti a una breve galleria di protezione e attraversato il ponte del Rez, ricomincia la salita che porta al passo del Foscagno, dopo il primo breve tratto con pendenze medie, troviamo delle rampe con pendenze intorno all’11%, che si addolciscono prima dai due tornanti che portano alla dogana e al passo. Da lì una bellissima discesa ci conduce a Bormio per un meritato riposo.
– Il quarto giorno: Passo dello Stelvio (km 43 – dislivello superato m. 1570), a causa delle pessime condizioni atmosferiche, abbiamo dovuto cambiare programma, senza tuttavia rinunciare a scalare il Passo dello Stelvio da Bormio, che è notoriamente il versante più “duro”.
Lo Stelvio, assieme al Gaviaè uno dei tetti d’Italia con i suoi 2750 m., la difficoltà maggiore è data dall’altitudine a cui si va incontro e dalle condizioni climatiche diverse, si può partire da Bormio sotto il sole cocente e arrivare in vetta con la pioggia e il gelo. Paesaggisticamente è uno dei percorsi più belli e caratteristici, la strada è sempre panoramica e 36 tornanti accompagnano la nostra fatica fin sulla vetta, facendoci apprezzare anche il lavoro ingegnoso dei militari austriaci che la costruirono tra il 1820 e il 1825. Ora è la statale 38 che risale la valle del Braulio per 22 interminabili chilometri. Durante la salita incontriamo diverse gallerie scavate nella roccia, appena superate le quali di fronte a noi si erge una “parete” che dobbiamo superare attraverso un numero enorme di tornanti. Raggiungiamo i tornati dopo un tratto che è il più ripido di tutta la salita (18%). Dopo lo scavalcamento della “parete” si ammira la cascata del Braulio le cui acque vengono convogliate e incanalate per scopi idroelettrici. Arrivati al Pian di Grembo, un immenso altopiano erboso in cui la strada si fa finalmente rettilinea e sopra tutto meno ripida, ci consente di recuperare energie. Qui si incontriamo la piccola chiesa di San Ranieri e un monumento a ricordo dei caduti della Grande Guerra. Finito il piano c’è l’ultima parete da superare e scorgiamo in lontananza il Passo, ricominciano quindi i tornanti che non ci abbandoneranno sino alla vetta, che raggiungiamo con grande fatica ma altrettanta soddisfazione. Sul passo è posta la stele dedicata a Coppi scolpita con la sua immagine in ricordo delle imprese che qui ne fecero sempre un protagonista importante e lo stupendo panorama del versante opposto.
Il freddo si fa sentire, facciamo velocemente le foto e, dopo avere indossato la mantellina scendiamo a gran velocità verso Bormio.
Abbiamo percorso circa 320 km per un dislivello totale di 8.326 mt. e pedalato per più di 17 ore.
La meticolosa preparazione fisica, l’esperienza unite all’affiatamento del gruppo, frutto di lunghi anni di “giri” per l’Italia e all’estero su ogni tipo di percorso e difficoltà , ci hanno permesso di superare brillantemente le dure salite.
Hanno partecipato i ciclisti: Mario Angeli, Giacomo Bernieri, Claudio Bianchi, Luciano Biselli, Antonio Cappagli, Ermando Del Mancino, Alvaro Martinelli, Mario Muracchioli, Norberto Nani, Fabrizio Pardini, Lorenzo Vignali e Giuseppe Venturini. Accompagnati da Walter Bernieri.
L’avventura in Valtellina è terminata, il rientro verso Carrara è un susseguirsi di commenti pieni di orgoglio e soddisfazione, il gruppo ha funzionato e gli amanti del ciclismo “vero” sono al settimo cielo, la quattro giorni rimarrà per sempre nei nostri ricordi.